Biotestamento

Appello a Casini e Berlusconi perché si fermino

di Antonio Del Pennino

Adesso basta! Lo diciamo con amicizia, ma anche con fermezza, sia all’on. Berlusconi sia all’on. Casini.

Non potete cercare l’accordo e l’alleanza con un partito che ha nelle sue origini e nella sua storia la difesa dei diritti civili e della laicità dello Stato, se poi sposate le posizioni più integraliste di Oltre Tevere. Quelle posizioni che la vecchia DC, alla quale vi richiamate, da De Gasperi a Moro, non ha mai condiviso.

Oggi, l’uno, pur riconoscendo che "la materia attiene alla coscienza di ciascuno" e che "sul fine vita non si dovrebbe legiferare", invoca la necessità di questa legge per evitare il pericolo di intrusioni della Magistratura. L’altro confonde tra vita umana e vita vegetale, senza rispetto della dignità della persona.

Ed insieme avete messo all’ordine del giorno della Camera la proposta di legge relativa al cosiddetto testamento biologico, chiedendo il "ne varietur" rispetto al testo trasmesso dal Senato.

Si tratta di un articolato che nega il principio dell’autodeterminazione; confonde tra il "lasciar morire" e il "procurare la morte", che pure autorevoli esponenti della gerarchia cattolica, dal Cardinale Carlo Maria Martini al Cardinale Karl Lehman, distinguono; vuole imporre la logica di uno stato etico alla libera coscienza dei cittadini, anche se non credenti.

Vi illudete così di recuperare un voto cattolico organizzato che non esiste più, in una rincorsa tra di voi che vi fa perdere di vista le vere priorità del paese. E nella, peraltro fondata, speranza di fare esplodere le contraddizioni esistenti nel Partito Democratico.

Ma con la vita, con le libertà di scelta dell’individuo non si gioca a fini politico-elettorali.

Le sceneggiate del sen. Quagliariello nella notte della morte di Eluana rimangono una brutta pagina nella storia del Parlamento italiano. Speriamo non le vogliate seguire.

Fermatevi. Ascoltate anche le considerazioni e l’appello di Umberto Veronesi.

Vi è ancora il tempo, da oggi, sino a quando la Camera entrerà nel merito dell’articolato, per una riflessione comune.

Una riflessione tra credenti e non credenti, che consenta di trovare un giusto punto di equilibrio e non di imporre una sola visione. Che sarebbe, oltretutto, in contrasto con la coscienza di una gran parte del paese.

Non pretendiamo si adotti la nostra impostazione.

Vogliamo solo chiedervi di riaprire un confronto.

Quel confronto che, in anni difficili per l’Italia, vi fu da parte di Pacciardi e La Malfa con De Gasperi e consentì la ripresa del paese e il suo avvio sulla strada della modernità.

Sceglierete questa strada o quella di Gedda?

Questo è il nostro interrogativo.

Abbiamo ancora la speranza che riflettiate e scegliate la prima strada.